Recentemente – ne abbiamo già dato notizia sui nostri canali – è tornata ad essere operativa la Camera di Conciliazione di Roma, in seguito alla nomina nel nuovo consiglio direttivo e del suo presidente, l’avv. Francesco Storace. Abbiamo intervistato proprio il presidente Storace sulla ripresa delle attività della Camera, sui suoi obiettivi e sul rapporto con l’Osservatorio sui Conflitti e sulla Conciliazione.
Presidente Storace, la Camera di Conciliazione di Roma è tra gli enti promotori dell’Osservatorio sui Conflitti e sulla Conciliazione. In che modo si concretizza oggi la collaborazione tra Camera e Osservatorio, e quali sinergie vede nello sviluppo di iniziative comuni?
«La collaborazione con l’Osservatorio sui Conflitti e sulla Conciliazione si sta concretizzando attraverso un dialogo costante e una partecipazione attiva ai suoi lavori. L’Osservatorio rappresenta una sede di riflessione scientifica e di confronto istituzionale che coinvolge tribunali, ordini professionali e università. La Camera porta in questo contesto la sua esperienza storica nella gestione delle conciliazioni civiche, offrendo casi concreti e prospettive operative. Insieme possiamo sviluppare sinergie importanti, ad esempio nella formazione, nella diffusione della cultura della conciliazione e nella sperimentazione di strumenti innovativi a supporto dei cittadini».
Qual è, a suo avviso, il ruolo specifico e il valore aggiunto della Camera di Conciliazione di Roma nel panorama della risoluzione alternativa dei conflitti, rispetto agli altri organismi di mediazione e conciliazione esistenti in Italia?
«La Camera di Conciliazione di Roma ha una peculiarità che la distingue: nasce e opera in stretta connessione con il Comune di Roma e con le problematiche quotidiane dei cittadini. Non si limita quindi a svolgere mediazioni private, ma si pone come strumento di garanzia e di tutela civica, capace di affrontare questioni legate ai servizi pubblici e ai rapporti tra cittadini e amministrazione. Questo la rende un organismo unico nel panorama nazionale, perché la sua vocazione non è solo giuridica ma anche sociale, al servizio della qualità della vita urbana».
La Camera di Conciliazione di Roma ha appena ripreso le sue attività con la sua nomina a presidente e con l’insediamento del nuovo consiglio direttivo. Quali sono le priorità immediate su cui intendete lavorare in questa fase di rilancio?
«La priorità è duplice. Da un lato, riprendere la funzione tradizionale della Camera nella gestione dei contenziosi civici, come ad esempio i risarcimenti per danni da buche stradali o altri disservizi. Dall’altro, avviare una fase sperimentale innovativa, che prevede il coinvolgimento delle società partecipate del Comune, la verifica del rispetto delle Carte dei Servizi e il ruolo della Camera come organismo terzo a tutela dei cittadini. Per questo stiamo lavorando a una bozza aggiornata del regolamento e all’individuazione di un’azienda pilota con cui avviare la sperimentazione già dal prossimo autunno».
Guardando al medio-lungo periodo, quali prospettive immagina per la Camera di Conciliazione di Roma: come si evolverà il suo ruolo e quali sono gli obiettivi strategici che vorrebbe realizzare durante il suo mandato?
«Vedo la Camera di Conciliazione di Roma come un punto di riferimento stabile per la conciliazione civica in Italia. L’obiettivo strategico è rafforzare la sua funzione di ponte tra istituzioni, cittadini e società partecipate, in modo che le controversie possano essere risolte in tempi rapidi e senza appesantire i tribunali. Vogliamo diventare un laboratorio nazionale di buone pratiche, anche in sinergia con l’Osservatorio, contribuendo alla diffusione di un modello romano di conciliazione che unisca efficienza, imparzialità e attenzione alla qualità dei servizi pubblici».